I miracoli di Gesù

(136)

Guarigione del cieco nato (da 510.1 a 510.4)

Ma Gesù non va verso la porta di Erode. Anzi volge le spalle alla stessa, dirigendosi verso l'interno della città. Ma non ha fatto che pochi passi nella via più larga, nella quale sbocca la stradetta dove è la casa di Giuseppe di Sefori, che Giuda di Keriot gli richiama l'attenzione su un giovane che procede verso di loro toccheggiando il muro con un bastone, alzando il volto privo di occhi verso l'alto, nell'andatura caratteristica dei ciechi.
Le vesti sono povere, sebbene pulite, e deve essere persona nota a molti in Gerusalemme perchè più di uno lo addita, e alcuni vanno a lui dicendo: "Uomo, oggi hai sbagliato la strada. Le vie del Moria sono tutte superate. Già sei in Bezeta."
"Non chiedo elemosina di denaro, oggi" risponde con un sorriso il cieco, e procede sempre con quel sorriso verso il nord della città.
"Maestro, osservalo. Ha le palpebre saldate. Anzi direi che non ha palpebre. La fronte si unisce alle guance senza incavo alcuno, e sembra che sotto non siano le palle degli occhi. E' nato così l'infelice. E così morirà senza aver visto una volta la luce del sole, nè il volto dell'uomo. ..........
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"Va dunque e raggiungi il cieco nato e portamelo qui" (dice Gesù).
"Va' tu, Andrea. Io voglio restare qui e vedere ciò che fa il Mestro" risponde Giuda indicando Gesù che si è chinato verso la via polverosa, ha sputato in un mucchietto di terriccio e col dito sta stemperando la polvere nella saliva formando una pallina di fango e che, mentre Andrea, sempre condiscendente, va a prendere il cieco che sta per svoltare nella vietta dove è la casa di Giuseppe di Sefori, se la spalma sui due indici restando così, con le mani come le tengono i sacerdoti nella Santa Messa, al Vangelo o all'Epistola. Però Giuda si ritira dal suo posto dicendo a Matteo e Pietro: "Venite qui, voi che avete poca statura, e vedrete meglio." E si mette dietro a tutti, quasi celato dai figli d'Alfeo e da Bartolomeo, che sono alti.
Andrea torna tenendo per mano il cieco che si affanna a dire: "Non voglio denaro. Lasciami andare. So dove è quello chiamato Gesù. E vado per chiedere..."
"Questo è Gesù, questo che ti è davanti" dice Andrea fermandosi davanti al Maestro.
Gesù, contrariamente al solito, non chiede nulla all'uomo. Subito gli stende il poco fango che ha sugli indici, sulle palpebre chiuse, e gli ordina: "Ed ora va', il più sollecito che puoi, alla cisterna di Siloe, senza fermarti a parlare con nessuno."
Il cieco, col volto impiastricciato di fango, resta un attimo perplesso e apre le labbra per parlare. Poi le chiude e ubbidisce. I primi passi sono lenti, come chi è pensieroso oppure deluso. Poi affretta il passo, rasentando col bastoncello il muro, sempre più lesto, quanto lo può un cieco, forse più, come se si sentisse guidato......
(............) (Il cieco è seguito da Giuseppe d'Arimatea e da due gerosolimitani)
Giuseppe si ferma presso una casetta meschina, seminascosto da una siepe di bosso che sporge contornando l'orticello della povera casa. Ma i due vanno proprio vicino alla fonte e osservano il cieco che si accosta cauto al vasto bacino e tastando il muro umido spenzola dentro alla cisterna una mano e la trae gocciante d'acqua e se ne lava gli occhi, una, due, tre volte. Alla terza preme sul viso anche l'altra mano, lasciando cadere il bastone e gettando un grido come di dolore. Poi scosta lentamente le mani e il suo primo grido di pena si muta in un urlo di gioia: "Oh! Altissimo" Io vedo!" e si getta a terra come vinto dall'emozione, le mani messe a parare gli occhi, strette alle tempie, per ansia di vedere, per sofferenza di luce e ripete: "Vedo! Vedo! Questa è dunque la terra! Questa la luce! Questa l'erba che conoscevo solo per la sua frescura..."
Si alza e stando curvo, come uno che porta un peso, il suo peso di gioia, va al ruscello che porta via il soprappiù dell'acqua, e lo guarda scorrere scintillante e ridarello, e mormora: "E questa è l'acqua... Ecco! Così la sentivo fra le dita (vi immerge la mano) fredda e che non si tiene, ma non ti conoscevo... Ah! Bella! Bella! Come tutto è bello!" Alza il viso e vede un albero... ci va vicino, lo tocca, stende una mano, attira a sè un rametto, lo guarda e ride, e fa solecchio, e guarda il cielo, il sole, e due lacrime scendono dalle vergini palpebre aperte a contemplare il mondo... E abbassa gli occhi sull'erba dove un fiore ondula sullo stelo e vede se stesso riflesso sull'acqua del ruscello, e si guarda e dice: "Così io sono!" e osserva stupito una tortora venuta a bere poco più là, e una capretta che strappa le ultime foglie di un rosaio selvatico, e una donna che viene verso la fonte con un figliolino sul seno. E quella donna gli ricorda sua madre, la sua madre dallo sconosciuto volto, e alzando le braccia al cielo grida: "Te benedetto, Altissimo, per la luce, per la madre, e per Gesù!" e corre via, lasciando a terra il suo ormai inutile bastone...